martedì, maggio 05, 2009

Martin Matz – “Sotto l’influsso di Mozart”

No, non è mia. E ankora non me ne faccio una ragione.

Ritmi misteriosi
palpano l’atlante del mio cuore
dove ho vagato per molte mezzenotti
attraverso un giardino
di clavicembali arancione e fagotti d’argento
sono il vagabondo perpetuo
il viaggiatore insaziabile
il nomade mistico
per sempre in movimento
verso qualche strano orizzonte
di dimensioni sconvolte
e sogni caotici
sono lo stregone chimerico
l’incantatore danzante
l’imperatore contorto
il clown a testa in giù
il folle che puzza di pazzia
e del sudore del tempo
sono il grande avventuriero
il viaggiatore magico
l’esploratore eterno
intrappolato
oltre l’ultimo orlo
dove gli unicorni cantano
e il cielo ronzante di limone
è solo un’altra guida inutile
verso paesaggi inesplorati
di pietre angolari e sorrisi inscrutabili
ciò che dicono non ha verità
gerundi e giullari
lanciati dalla luna
non un’anima canta lassù
nessuno piange
nessun sogno demoniaco
nei denti di pianeti di ambra
che splendono su oceani imprevedibili di squali leggendari
che sbattono le loro code di alabastro
contro le stelle
un silenzio di ossidiana scende risuonando
il ricamo erode la giada
un vento di ananas
segue i percorsi
di un settembre ferito
verso quel luogo
dove un vecchio
ripieno di sussurri di avorio
se ne sta sotto un lampione dimenticato
e annuisce all’inverno
sono perduto
la mia gola brucia
la mia bocca è piena zeppa
di polvere di specchi infuocati
e nuvole piagnucolanti.
sono avido
di ore
di minuti
di secondi
di frazioni di parti
mi perderò
in una foresta di gardenie ululanti
e orologi fossilizzati
dove pesci alchemici
batteranno il tempo giusto
mentre l’eternità si raddoppia
senza ripetersi
nelle sonate interrotte dell’alba.

Non esiste un -Grazie-.

Esiste soltanto ciò ke adesso so ke mai non avrebbe potuto non essere.